venerdì 13 aprile 2012

Significato del Credo : 5 - Il terzo giorno è risuscitato

SA: discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; 
NC: Il terzo giorno è risuscitato, secondo le scritture,


Il terzo giorno risuscitò da morte - Il terzo giorno è risuscitato. Qui viene dichiarato il fondamento principale della religione cristiana: se noi crediamo in Gesù è perché crediamo nella sua risurrezione. Negando questo evento riduciamo Cristo ad un qualsiasi profeta, negando di conseguenza tutto il cristianesimo. Sant'Agostino scrisse: Non è grande cosa credere che Cristo è morto: Pagani, Giudei e tutti i malvagi lo credono: tutti credono che sia morto. Ma la fede dei Cristiani sta nella risurrezione di Cristo; questo per noi è cosa grande: credere che egli sia risorto (Sul Ps 120,6).
Diversamente dagli uomini, risuscitati negli eventi miracolosi ma nuovamente morti, Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui (Rm 6,9).

Discese agli inferi. Mentre il corpo di Gesù giace nel sepolcro, la sua anima discende come Salvatore nell’inferno per liberare i giusti che attendono da Abramo la venuta del redentore. Debellando la colpa originale, queste anime pie possono finalmente varcare le porte dei cieli chiuse per tutte le anime non purificate. Grazie al suo sacrificio Cristo non solo salva tutti coloro che sono nati dopo il suo avvento, ma anche quelli che lo hanno preceduto dopo Adamo. E’ questa l’ultima fase della missione messianica di Gesù, infatti anche ai morti è stata annunciata la buona novella, affinché siano condannati, come tutti gli uomini, nel corpo, ma vivano secondo Dio nello Spirito. (1Pt 4,6)

Secondo le scritture. La risurrezione di Cristo è compimento delle promesse dell'Antico Testamento e di Gesù stesso durante la sua vita terrena. L'espressione indica che la risurrezione di Cristo realizza queste predizioni. Nei Vangeli si trovano molti discorsi di Gesù che profetizzano la sua passione e la sua risurrezione: e il terzo giorno risorgerà (Lc 18,32) riporta Luca, oppure in Matteo 12,40 quando Cristo risponde ai Giudei con il paragone con i tre giorni profeta Giona nel ventre del pesce. Nell’Antico Testamento, nel libro del profeta Isaia ai capitoli che vanno da 42 a 53, si parla più volte di un personaggio misterioso, designato come servo del Signore: di lui si mette in risalto la fedeltà, poi si parla di una sofferenza che espia il peccato del popolo, e di un'inattesa vittoria finale.

Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto (Mt 28,6).
Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione e vana anche la vostra fede (1 Cor 15,14).

sabato 7 aprile 2012

Significato del Credo : 4 - Fu crocifisso per noi

SA: il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine,
NC: e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo.

Patì, fu crocefisso - Fu crocifisso per noi. Nella sua essenza umana Gesù offre le atroci sofferenze fisiche della passione e crocifissione per la nostra riconciliazione con il Padre e la liberazione dal peccato. Inoltre la morte in croce, considerata la più umiliante e infamante, ci da esempio di umiltà, pazienza, carità, obbedienza, forza d'animo. Le sue parole nel culmine del dolore furono di perdono per i suoi aguzzini e d'amore per la Madre.

Sotto Ponzio Pilato. L'evento fondamentale del mistero pasquale della morte e rissurrezione di Gesù si posiziona in un momento ben delineato all'interno della storia del mondo, nel tempo in cui Pilato governava la Giudea per conto dell'imperatore Tiberio. La vita di Gesù e in particolare la sua morte sono un evento incancellabile della storia. Gesù stesso lo aveva già preannunciato ai suoi discepoli durante l'avvicinamento a Gerusalemme: lo consegneranno [Gesù Cristo] ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso (Mt 20,19).

Morì e fu sepolto. Gesù è stato crocifisso all'ora terza, che corrisponde all'incirca alle nove del mattino; è rimasto appeso alla croce fino alle tre del pomeriggio. Sei ore interminabili di tortura finale prima di morire, interrotte dalle ingiurie dei passanti e degli altri crocifissi con lui (Mc.15,32). La sepoltura sottolinea ancora una volta l'umanità storica di Gesù, viene narrato di Gesù qualcosa che tutti possono dire, anche quelli che non credono in lui. Con questo ultimo atto umano ci insegna che morire è amare fino all’ultimo: e questo è vivere. Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli (1Gv 3,14).

Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi (Mt 5,9-12).

venerdì 30 marzo 2012

Significato del Credo : 3 - Nacque da Maria Vergine

SA: il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine,
NC: e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo.


Il quale fu concepito di Spirito Santo - e per opera dell Spirito Santo si è incarnato. Delle tre Persone è lo Spirito Santo, che è l' amore perfetto e divino (in greco agàpe), che compie il mistero della divina incarnazione, esprimendo e manifestando l'immensa e mirabile benevolenza di Dio verso di noi. Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna  (Gv 3,1). Per opera dello Spirito Santo si completa quindi il mistero dell'unione ipostatica, cioè dell'unione della natura divina e della natura umana in Gesù. 
Il Verbo di Dio si è fatto carne per essere per noi modello di santità:  « Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14,6).


Nacque da Maria Vergine - nel seno della Vergine Maria. Secondo Luca, all'annunciazione della nascita di Gesù, Maria domanda :«Come avverrà questo? Non conosco uomo», e riceve questa risposta: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su di te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà, dunque, santo e chiamato Figlio di Dio» (Lc 1,35). A questo grave impegno Maria, libera di fare qualsiasi scelta, risponde con l'obbedienza della fede (Rm 1,5), certa che nulla è impossibile a Dio: "Io sono la serva del Signore; avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38). La  nascita  verginale  esprime  con  insuperabile chiarezza  che  Gesù,  come  Figlio  di  Dio,  ha la  sua  origine  unicamente  ed esclusivamente  nel  Padre  che  è  nei  cieli,  e  che  tutto  ciò  che Gesù  è, lo  è  da  Lui  e per  Lui.


E si è fatto uomo.  E' tramite Giuseppe, che apparteneva alla casa e alla famiglia di Davide (Lc 2,4), che Gesù riceve l'eredità messianica legata alla regalità di Davide e a tutte le sue promesse. Sotto la custodia della Sacra Famiglia di Maria e Giuseppe, come discendente di Abramo, Gesù viene circonciso (cfr Lc 2,21), e presentato al Tempio (cfr Lc 2,22-39). Avviene poi la fuga in Egitto (cfr Mt 2,13-18). Conduce quindi un'esistenza quotidiana senza apparente grandezza, vita di lavoro manuale, vita religiosa giudaica sottomessa alla Legge di Dio, vita nella comunità. Riguardo a tutto questo periodo ci è rivelato che Gesù è sottomesso ai suoi genitori e che cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini (Lc 2,52).



Tu, che esisti da sempre e ti sei fatto uomo nel tempo,
     - per il mistero della tua nascita rinnova la nostra umanità.
Tu, che immutabile nella tua divinità, hai voluto condividere le vicende della nostra storia,
     - fa' che partecipiamo sempre più alla tua vita divina.
Tu, che sei la luce delle genti e il maestro della santità,
     - illumina i nostri passi con la luce della tua parola.
Verbo di Dio, che ti sei fatto uomo nel grembo di Maria Vergine,
     - degnati di abitare, mediante la fede e la grazia, nelle nostre anime.

venerdì 23 marzo 2012

Significato del Credo : 2 - Io Credo in Gesù Cristo

SA: E in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, 
CNC: Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo,


Suo unico figlio - Unigenito Figlio di Dio. Gesù Cristo è il solo figlio di Dio Padre, fatto della sua stessa natura divina e seconda Persona della Trinità. Dio stesso per due volte lo dichiara Figlio mio, l'amato con la sua propria voce, in occasione del Battesimo nel Giordano e durante la Trasfigurazione sul monte Tabor. Nel prologo di Giovanni si legge: "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità" (Gv 1,14).
Noi uomini invece siamo suoi figli per creazione e per adozione. Questa distinzione tra Gesù è l'uomo si evince dal passo di Giovanni dove Gesù risorto dichiara: “Io salgo al Padre mio e Padre vostro” (Gv 20,17).

E in Gesù Cristo nostro Signore - Credo in un solo Signore, Gesù Cristo. Il nome Gesù significa salvatore ed è decisione e comando di Dio. Infatti l'arcangelo Gabriele annuncia alla madre di lui, Maria: "Ecco, concepirai nel seno e partorirai un figlio, al quale porrai nome Gesù" (Lc 1,31), esprimendo così la sua identità e la sua missione di redenzione "perché è lui che salverà il suo popolo dai suoi peccati" (Mt 1,21).
Cristo (in greco), Messia (in ebraico), significa Unto, consacrato. Poiché anticamente si ungevano i re, i sacerdoti, e i profeti, Gesù è il Cristo in quanto re dei re, sommo sacerdote e sommo profeta.
Il titolo Signore nella Bibbia designa abitualmente Dio Sovrano. Gesù lo attribuisce a se stesso affermando "Io sono Re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo" (Gv 18,37) e rivela la sua sovranità divina mediante il suo potere sulla natura, sui demoni, sul peccato e sulla morte, e soprattutto con la sua Risurrezione.

Nato dal Padre prima di tutti i secoli. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo. Gesù, persona trinitaria che si è fatta uomo, porta in se sia la natura divina che quella umana. Quella divina è coeva al Padre, quindi da sempre presente nell'eternità. Come uomo invece è venuto sulla terra, nascendo da Maria, affinché la creazione fosse liberata dalla corruzione del peccato e dalla morte e raggiungesse la libertà dei figli di Dio. Nel Vangelo di Giovanni si legge "Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono»" (Gv 8,58), dichiarando la sua presenza prima della creazione.

Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero. L'unicità della divinità tra Dio Padre e Dio Figlio è espressa da questa formula che ne indica la stessa sostanza, la stessa natura. Tutto è in funzione del mistero trinitario, nel quale le tre Persone non sono da vedersi come "1+1+1" ma "1x1x1", dove è espresso pienamente l'unico vero Dio.

Generato, non creato, della stessa sostanza del Padre. Gesù è Dio perché generato nella sostanza del Padre al di fuori del tempo. Da sempre è insito come seconda persona della Trinità all'interno di Dio. Come uomo è nato nel tempo dalla sostanza della madre. Gli riconosciamo quindi le due nature, quella divina e quella umana, senza confusione, senza mutamento, senza divisione, senza separazione. La differenza delle nature non è affatto negata dalla loro unione, ma piuttosto le proprietà di ciascuna sono manifestate e riunite in una sola persona.

Per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Gesù è il Verbo di Dio, la sua parola fatta carne (cfr. GV 1,14). Per mezzo di questa potente parola Dio ha creato dal nulla ogni cosa. La fonte di questa interpretazione è nella  Genesi, al primo capitolo, dove Dio crea il mondo attraverso la Parola, mediante la duplice formula: "Dio disse..." e "Dio chiamò ...". Questo è appunto il Verbo di Dio che al momento opportuno si è incarnato per discendere sulla terra.


“Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».” (Gv 14,5-7)

venerdì 16 marzo 2012

Significato del Credo : 1 - Io credo in Dio

SA: Io credo in Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra.
CNC: Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.


Io credo in Dio. Credere in qualcuno significa conoscerlo, comprendere le sue qualità, fidarsi di lui, anche nelle avversità. Credere in Dio significa riconoscerne la grandezza e la maestà, e la dignità degli uomini creati a sua immagine. Con queste parole riconosciamo senza ombra di dubbio l’esistenza di Dio. Tutti gli altri articoli del Credo dipendono da questa prima fondamentale affermazione.

Credo in un solo Dio. Egli si è rivelato al popolo d'Israele come “Unico” quando  disse: «Ascolta, Israele, il Signore è uno solo» (Dt 6,4), «non ce n'è altri»  (Is 45,22). Gesù stesso l'ha confermato: Dio è «l'unico Signore» (Mc 12,29). Professare che Gesù e lo Spirito Santo sono anch’essi Dio non introduce alcuna divisione nel Dio unico in quanto SS. Trinità. Nell’unico agire divino, ogni Persona è presente secondo il modo che le è proprio.

Padre. Viene qui annunciata la prima delle tre Persone trinitarie. Dio è “Padre” come creatore dell’universo e dell’uomo, e come tale vigila su di noi con consiglio e autorità. Ma in particolare modo è “Padre” in quanto ha generato il suo unico “Figlio” per inviarlo tra noi e guidarci verso la redenzione.

Onnipotente. Di tutti gli attributi divini, nel Simbolo si nomina soltanto l'onnipotenza di Dio, riconoscendo implicitamente tutte le altre perfezioni. Tale onnipotenza è universale, perché Dio, che tutto ha creato tutto può, e si manifesta nel creare il mondo dal nulla e l'uomo per amore, ma soprattutto nell'Incarnazione e nella Risurrezione di Suo Figlio, nel dono dell'adozione filiale e nel perdono dei peccati.

Creatore. Di propria spontanea volontà Dio ha creato l'universo come inizio e fondamento di tutte le sue opere. Con sapienza e ordine ha costituito la materia che il caso non avrebbe mai potuto produrre. Nel Padre Creatore troviamo tutte le risposte alle domande fondamentali sulla nostra origine, scopo e fine.

Del Cielo e della Terra, di tutte le cose visibili e invisibili. La terra è stata creata come luogo di lode a Dio, e di servizio per noi uomini e ciò che ci circonda; il cielo come luogo proprio di Dio e degli angeli. Al vertice della creazione visibile sta l'uomo, plasmato a immagine e somiglianza del Creatore. Ciò non toglie che l'uomo debba rispettare i rapporti derivanti dalla natura di tutte le cose, in quanto volute singolarmente da Dio, in dipendenza le une dalle altre per completarsi. Come immagine di Dio, l'uomo ha dignità di persona: con il suo intelletto può liberamente amare il Padre e le altre persone. A causa del suo libero arbitrio l'uomo, tentato dal diavolo, ha peccato con la disobbedienza a Dio, perdendo così la grazia originale della santità e della giustizia. La provvidenza divina, tuttavia, ha previsto da sempre la via della riparazione, della redenzione, della giustificazione e della salvezza mediante l'Amore. La stessa libertà è stata concessa anche alle creature invisibili: gli angeli. I messaggeri di Dio hanno funzione di ambasciatori e di mediazione nei rapporti tra Dio e gli uomini, sono esecutori dei suoi comandi. L’amore di Dio per la libertà di tutte le sue creature ha permesso che alcuni di loro, pur conoscendo direttamente la grandezza del loro Creatore, abbiano rifiutato la sua eterna amicizia, con la ribellione alla sua autorità,  e la conseguente dannazione eterna senza redenzione.

“Se lo comprendessi, non sarebbe Dio”
[Sant'Agostino,Sermones, 52, 6, 16: PL 38, 360].

venerdì 9 marzo 2012

Significato del credo: Introduzione

“La Chiesa ci offre una piccolissima "Somma", nella quale tutto l'essenziale è espresso: è il cosiddetto "Credo degli Apostoli"”.
(Benedetto XVI 12 settembre 2006)

Credere è un atto umano. Con il Credo professiamo la nostra fede, dichiariamo cioè quali sono i fondamenti del nostro essere cristiani. Non è quindi una preghiera ma un atto personale del credente, che non si ferma alla frase, ma raggiunge la realtà dichiarata.

Credere è un atto personale, ma non isolato. Dicendo "Io Credo", affermiamo anche che "Noi Crediamo": il credente come anello di una grande catena di credenti, la Chiesa.


Credere è un atto cosciente e libero. Accettiamo come vero qualcosa che non è evidente, ma che diventa nostro per fiducia, per fede verso colui che ci parla. Abbiamo fiducia nella Chiesa, che ha conservato e interpretato la Scrittura. Attraverso la Chiesa abbiamo fiducia negli Apostoli, che hanno narrato ciò che Gesù ha detto. Attraverso gli Apostoli abbiamo fiducia in Gesù, che ha dichiarato di essere il Figlio di Dio e ce l'ha garantito con la sua rissurrezione. Attraverso Gesù abbiamo fiducia in Dio, nostro unico Creatore.


La formulazione più antica del Credo è chiamata Simbolo degli Apostoli (Symbolum apostolorum). Non esistono fonti che possano attribuire una data esatta in cui gli Apostoli possano averlo codificato, anche perché, nei primi secoli della Chiesa, era considerata talmente sacro da non poter essere neppure scritto, ma soltanto memorizzato. Gli ultimi versi del Vangelo di Matteo recitano "Andate dunque [voi Apostoli] e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato".  E’ una eredità preziosa, lasciata alla Chiesa dai dodici apostoli come simbolo di riconoscimento e di comunione tra i credenti sparsi in tutto il mondo, in quanto in esso si enuncia la nostra salvezza in Dio, Trinità Santa.
  
Il Simbolo è una sintesi dei punti più importanti di tutta la Scrittura, strutturato in tre parti e suddiviso in totale in dodici articoli. La prima parte è la confessione teologica che descrive la storia del Padre, creatore e Signore del cielo e della terra. La seconda è quella cristologica del Figlio, che si è incarnato, è morto e risorto per la nostra redenzione. La terza parte infine è la confessione dello Spirito Santo, che anima la Chiesa ed è il vincolo della comunione dei credenti nel tempo e nell'eternità.


Il Credo Niceno-Costantinopolitano, molto più articolato e teologico rispetto all'Apostolico, è quello maggiormente conosciuto oggi in quanto professato abitualmente alla domenica. Questo Credo è il frutto dei prime due concili ecumenici (Nicea 325 e Costantinopoli 381), che approfondirono, il primo, gli articoli sulla divinità di Cristo, e, il secondo, quelli sullo Spirito Santo. Il Credo Niceno viene abitualmente sostituito dall'Apostolico durante le liturgie nei tempi Quaresimali e Pasquali, nonché in tutte le occasioni in cui si richiama il Battesimo.



SIMBOLO DEGLI APOSTOLI
CREDO NICENO-COSTANTINOPOLITANO
1
Io credo in Dio, Padre onnipotente, 
Creatore del cielo e della terra.
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente,
Creatore del cielo e della terra,
di tutte le cose visibili e invisibili.
2
E in Gesù Cristo, suo unico Figlio, 
nostro Signore,
Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, 
unigenito Figlio di Dio,
nato dal Padre prima di tutti i secoli:
Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero,
generato, non creato, della stessa sostanza del Padre;
per mezzo di lui tutte le cose sono state create.
Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo,
3
il quale fu concepito di Spirito Santo,
nacque da Maria Vergine,
e per opera dell Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo.
4
patì sotto Ponzio Pilato,
fu crocefisso, morì e fu sepolto;
Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto.
5
discese agli inferi;
il terzo giorno risuscitò da morte;
Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, 
6
salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente:
è salito al cielo, 
siede alla destra del Padre.
7
di là verrà a giudicare i vivi e i morti.
E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine.
8
Credo nello Spirito Santo,
credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita,
e procede dal Padre e dal Figlio.
Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato,
e ha parlato per mezzo dei profeti.
9
la santa Chiesa cattolica,
la comunione dei santi
Credo la Chiesa,
una santa cattolica e apostolica.
10
la remissione dei peccati,
Professo in un solo Battesimo per il perdono dei peccati.
11
la rissurrezione della carne,
Aspetto la rissurrezione dei morti
12
la vita eterna.
e la vita del mondo che verrà.
Amen.
Amen.


Amen. La conclusione con Amen chiude la nostra professione della fede, iniziata con "Io Credo", con un sigillo definitivo. Io credo, e così sia; è la nostra conferma incondizionata a tutto ciò che abbiamo asserito.

Recitare il Credo significa entrare totalmente in comunione con Dio, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

Recitare il Credo con fede ci permette di esprimerla, trasmetterla, celebrarla in comunità, assimilarla, viverla.


"Questo Simbolo è un sigillo Spirituale, è la meditazione del nostro cuore e ne è come difesa sempre presente: senza dubbio è il tesoro che custodiamo nel nostro animo" (Sant'Ambrogio: Explanatio Symboli).

venerdì 2 marzo 2012

Famiglia : Sorgente di educazione


Qualsiasi cosa un genitore faccia, educa.

"L’educazione è l’avventura più affascinante e difficile della vita. Educare – dal latino educere – significa condurre fuori da se stessi per introdurre alla realtà, verso una pienezza che fa crescere la persona." (Benedetto XVI alla XLV Giornata Mondiale della Pace - 1° gennaio 2012).

Educare all'interno della famiglia è oggi un'esperienza molto difficile, di elevata responsabilità in quanto nucleo base per la formazione di una nuova persona, il figlio. Molti di noi genitori per questo onere soffrono, per un senso di solitudine, di inadeguatezza o anche di impotenza. Isolamento soprattutto sociale, in quanto la nostra società  privilegia gli individui e non considera la famiglia come sua cellula fondamentale. Ma per noi  genitori  l’educazione  è  un  dovere  essenziale,  perché connesso  alla  trasmissione della  vita;  originale  e  primario  rispetto  al  compito  educativo  di  altri  soggetti.

In  famiglia  è  qui  che  “i  suoi  membri  acquisiscono  gli insegnamenti fondamentali. Essi imparano ad amare in quanto sono amati gratuitamente, imparano il rispetto di ogni altra persona in quanto sono rispettati, imparano a conoscere il volto di Dio in quanto ne ricevono la prima rivelazione da un padre e da una madre pieni di attenzione” (Joseph Card. Ratzinger, 31 maggio 2004).

Noi diventiamo quindi soggetti di educazione e di testimonianza umana e cristiana. Il vero testimone è colui che per primo vive il cammino che propone, che non dispensa semplicemente regole e imposizioni. La nostra testimonianza nella conduzione della vita quotidiana è vista e assorbita dai nostri figli. La nostra sfida educativa è mostrare ciò che ci rende felici, darne un significato nella realtà e proporlo nell'assoluta libertà di acquisirlo o meno.

Dobbiamo non farli sentire soli davanti alle sfide della vita. Renderli consapevoli di un desiderio reso meno incerto da una compagnia affidabile e sicura, che si avvicini a loro con amore e rispetto, proponendo valori saldi come fondamenta di crescita verso traguardi alti ma raggiungibili.

Nel contesto di un'esperienza reale e condivisa avviene l'educazione alla fede. Imparando la solidarietà tra generazioni, il rispetto delle regole, il perdono e l'accoglienza verso gli altri, si segna fin dall'inizio la personalità futura. La condivisione di questi dialoghi, all'interno di generazioni diverse che vivono mondi separati ma intersecanti, non è semplice da raggiungere. Occorre presenza reciproca e disponibilità di tempo. Inoltre, per poter essere fruttuosa, la relazione deve essere coesa da un forte legame affettivo; la qualità del rapporto deve tendere al massimo. Per crescere serenamente, il figlio ha bisogno di ambienti ricchi di umanità e positività.

La vita è un dono inestimabile, riconoscerlo con gratitudine porta a scoprire la propria dignità profonda e l'inviolabilità di ogni persona. Perciò, la prima educazione consiste nell’imparare a riconoscere nell’uomo l’immagine del Creatore e, di conseguenza, ad avere un profondo rispetto per ogni essere umano e aiutare gli altri a realizzare una vita conforme a questa altissima dignità. In questa relazione tra esseri il nuovo uomo deve essere guidato alla scoperta della libertà autentica, che non è assenza di vincoli o il dominio del libero arbitrio; non è l'assolutismo dell'io.

Se la famiglia riesce a fondare queste basi, l'edificio che ne verrà costruito sopra sarà solido, duraturo e magnifico. Ecco che quindi non dobbiamo dimenticare che ogni cosa che facciamo o diciamo, educhiamo.

giovedì 23 febbraio 2012

La Fede è un dono che bisogna trasmettere a tutti.

Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. (1Pt 1,8)

Questo è veramente un atto di Fede. Questo è l'elogio del massimo amore che ci descrive S.Pietro nella sua prima lettera. La nostra Fede, nel suo cammino verso la salvezza dell'anima, messa a dura prova, tornerà a nostra lode, gloria e onore quando Gesù si manifesterà. (cfr. 1Pt 1,6-9)

Purtroppo nella nostra epoca secolarizzata, il prezzo da pagare per la fedeltà al Vangelo non è tanto quello di essere impiccati, affogati e squartati, ma spesso implica l’essere additati come irrilevanti, ridicolizzati o fatti segno di parodia. Ma noi sappiamo che la verità della Fede non proviene da un lavoro di autoinganno, non è frutto di convinzioni autopersuasive con lo scopo di convincerci di un fatto mai accaduto, ma è basata su un evento storico realmente verificato. Benedetto XVI riporta:  "L’opinione che la Fede come tale non conosca assolutamente dei fatti storici e debba lasciare tutto questo agli storici è gnosticismo. Tale opinione disincarna la Fede e la riduce a pura idea. Per la Fede che si basa sulla Bibbia è invece esigenza costitutiva proprio il realismo dell’accadimento. Infatti la Fede Cattolica nasce da un avvenimento storico e i nostri Vangeli sono racconti storici, raccontano qualcosa d’accaduto" (in occasione del centenario della costituzione della Pontificia Commissione biblica).

Ecco che quindi il nostro scopo per approfondire la nostra Fede deve essere la conoscenza. "Conoscenza e amore si sostengono a vicenda. Chi ama desidera conoscere sempre di più l’amato, la cui conoscenza non è mai solo un fatto di conoscenza ma anche di amore."

La conoscenza dei contenuti della Fede è essenziale per dare il proprio assenso, cioè per aderire pienamente con l'intelligenza e la volontà a quanto viene proposto. Ecco quindi che un sussidio prezioso e indispensabile per accedere a una conoscenza sistematica dei contenuti della Fede è il Catechismo della Chiesa Cattolica. Esso riporta lo sviluppo della Fede fino a toccare i grandi temi della vita quotidiana.

Gesù nel tempio di Gerusalemme insegnava, ed era qualificato come maestro. Da allora la catechesi diviene forma di iniziazione cristiana ed educazione alla Fede. Se in noi scatta la volontà di adesione alla Fede, questa stessa Fede deve poi essere imparata. La pratica religiosa e la professione di Fede devono quindi riflettersi nella nostra vita quotidiana.

La Fede per un cristiano non è un fatto privato. Essa implica una testimonianza ed un impegno pubblico. Fu Paolo VI a notare saggiamente che l'uomo moderno impara più dai testimoni che dai maestri. "Con il cuore ... si crede ... e con la bocca si fa la professione di Fede" (Rm 10,10). Nessuno deve diventare pigro nella Fede. Oggi il mondo ha particolarmente bisogno della testimonianza credibile di quanti, illuminati nella mente e nel cuore dalla Parola del Signore, aprano la mente e il cuore    degli altri al desiderio di Dio e della vita vera, quella che non ha fine. Questo viene chiaramente evidenziato nel giorno di Pentecoste dove la Chiesa manifesta la dimensione pubblica del credere e dell'annunciare senza timore.

La Fede è un dono che bisogna trasmettere a tutti.

venerdì 10 febbraio 2012

Riscoprire il cammino della fede.


Testimonianza di vita per riscoprire i contenuti della fede professata, celebrata, vissuta e pregata.

Il desiderio di iniziare questo percorso è scaturito dalla lettura della Lettera Apostolica Porta Fidei di Papa Benedetto XVI. Al primo paragrafo il Santo Padre scrive: “Attraversare quella porta comporta immettersi in un cammino che dura tutta la vita. Esso inizia con il Battesimo e si conclude con il passaggio attraverso la morte alla vita eterna, frutto della ressurrezione del Signore Gesù che, con il dono dello Spirito Santo, ha voluto coinvolgere nella sua stessa gloria quanti credono in Lui.”

Nel leggere e comprendere queste parole ho sentito il bisogno di riscoprire la mia fede. “Capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune” (PF 2).  Ma la fede non è ovvia, è viva, e ha bisogno di essere alimentata. La pratica religiosa, e la stessa professione di fede, non devono diventare un’abitudine priva di conseguenze sulla nostra vita quotidiana.

La crisi della fede che avviene nei nostri giorni tocca tutti. Dobbiamo scrollarci da questo torpore, aprire, spalancare gli occhi alla vita e varcare la porta. Dobbiamo ritrovare il gusto di nutrirci della Parola di Dio e del Pane della Vita ( cfr Gv 6,51).

In  questi post scriverò i miei pensieri, considerazioni e anche dubbi sulla fusione tra la mia Fede e la mia Vita. La gioia nel credere sta anche nell’entusiasmo del comunicare la fede. Essa infatti cresce quando è vissuta come esperienza di un amore ricevuto e quando viene comunicata come esperienza di grazia e gioia (PF 7).

Scrive Giovanni: Gli dissero allora: "Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?". Gesù rispose loro: "Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato".  (Gv 6,28-29). Solo credendo, quindi, la fede cresce e si rafforza. 

Come credenti possiamo confessare  la fede con convinzione, fiducia e speranza. Possiamo celebrare la fede nella liturgia, che nell’Eucaristia trova il suo apice. Possiamo testimoniare la fede facendola germogliare nelle vite di chi ci sta accanto.  Come credenti possiamo riscoprire i contenuti della fede professata, celebrata, vissuta e pregata.