martedì 18 febbraio 2014

Giusto o facile?






La scelta quotidiana: seguire quello che noi vogliamo fare o prendere la Via di Cristo e fare quello che Lui vuole da noi?
Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua: là dove vuoi tendi la tua mano. Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male: a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà. (Sir 15,17-18)
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Quale vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima? Poiché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni.  (Matteo 16,24-27)
Rinunciare a se stessi, prendere la propria croce e le sue conseguenze, seguire la Sua via. Sicuramente un impegno non facile.
Non essere noi oggetto di se, ma aprirsi e volgersi al prossimo. Chi si dà all'uomo dimentica se stesso raggiungendo un nuovo e maggiore appagamento. Guadagnare il prossimo vale di più che guadagnare il mondo intero. Non facile, ma che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? (Marco 8,36).
Infatti, nessuno può riscattare se stesso, o dare a Dio il proprio prezzo. Per quanto si paghi il riscatto di una vita, non potrà mai bastare per vivere senza fine, e non vedere mai la tomba (Sal 49,8-10).
Dio ci mette davanti ad una scelta. Ma attenzione, chi ha scelto Dio e ha Dio nel cuore e non ha più nessun motivo per essere persuaso da ciò che possedeva quando non aveva Dio, sarà maggiormente attaccato dal male, perché non è più suo. Bisogna quindi cercare continuamente la comunione con Dio, ogni volta che si può. Più avremo comunione con Dio e meno sarà il tempo con cui il nemico può nuovamente attirarci a sé, e saremo più ricolmi del Signore. Non facile.
E infine S.Paolo ci esorta a non vergognarci di dare testimonianza al Signore nostro; ma, con la forza di Dio, soffrire per il Vangelo. Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia. Questa ci è stata data in Cristo Gesù fin dall'eternità, ma è stata rivelata ora, con la manifestazione del salvatore nostro Cristo Gesù. Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l'incorruttibilità per mezzo del Vangelo. (cfr. 2 Tm 1, 8-10). Dirci discepoli del Crocifisso e comportarci come lui può essere occasione per ricevere disprezzo o per essere emarginati. Non facile.
Giusto.

martedì 11 febbraio 2014

Abbiamo bisogno di abbracci.


L'umanità ha bisogno di abbracci. 

I genitori abbraccino i figli, e i figli (adulti, i piccoli lo fanno già) abbraccino i genitori. I fidanzati si abbraccino, gli sposi si abbraccino, i ragazzi si abbraccino. Gli uomini abbraccino uomini e le donne abbraccino donne, un abbraccio non erotico che faccia respirare il cuore. 
Sani abbraccino malati, ricchi abbraccino poveri. 
Credenti e atei si abbraccino. Religiosi abbraccino altri religiosi, di tutti i credi del mondo. 
Il mondo abbracci se stesso, fortemente, calorosamente, lungamente.
Dopo un abbraccio il viso non smette di sorridere, il cuore di palpitare. Il sangue scorre veloce, la vita trasporta amore e forza di amare.
Un abbraccio non stringe solo i corpi, ma anche le anime che sono altrimenti racchiuse al loro interno. Nell'abbraccio si respira dell'altro, lo si fa entrare in se e se ne fa esperienza. Nel contatto le menti si inebriano vicendevolmente, e si danno dipendenza. Una fusione perenne.
Abbracciamoci, ne abbiamo bisogno.
Stefano.