giovedì 23 febbraio 2012

La Fede è un dono che bisogna trasmettere a tutti.

Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. (1Pt 1,8)

Questo è veramente un atto di Fede. Questo è l'elogio del massimo amore che ci descrive S.Pietro nella sua prima lettera. La nostra Fede, nel suo cammino verso la salvezza dell'anima, messa a dura prova, tornerà a nostra lode, gloria e onore quando Gesù si manifesterà. (cfr. 1Pt 1,6-9)

Purtroppo nella nostra epoca secolarizzata, il prezzo da pagare per la fedeltà al Vangelo non è tanto quello di essere impiccati, affogati e squartati, ma spesso implica l’essere additati come irrilevanti, ridicolizzati o fatti segno di parodia. Ma noi sappiamo che la verità della Fede non proviene da un lavoro di autoinganno, non è frutto di convinzioni autopersuasive con lo scopo di convincerci di un fatto mai accaduto, ma è basata su un evento storico realmente verificato. Benedetto XVI riporta:  "L’opinione che la Fede come tale non conosca assolutamente dei fatti storici e debba lasciare tutto questo agli storici è gnosticismo. Tale opinione disincarna la Fede e la riduce a pura idea. Per la Fede che si basa sulla Bibbia è invece esigenza costitutiva proprio il realismo dell’accadimento. Infatti la Fede Cattolica nasce da un avvenimento storico e i nostri Vangeli sono racconti storici, raccontano qualcosa d’accaduto" (in occasione del centenario della costituzione della Pontificia Commissione biblica).

Ecco che quindi il nostro scopo per approfondire la nostra Fede deve essere la conoscenza. "Conoscenza e amore si sostengono a vicenda. Chi ama desidera conoscere sempre di più l’amato, la cui conoscenza non è mai solo un fatto di conoscenza ma anche di amore."

La conoscenza dei contenuti della Fede è essenziale per dare il proprio assenso, cioè per aderire pienamente con l'intelligenza e la volontà a quanto viene proposto. Ecco quindi che un sussidio prezioso e indispensabile per accedere a una conoscenza sistematica dei contenuti della Fede è il Catechismo della Chiesa Cattolica. Esso riporta lo sviluppo della Fede fino a toccare i grandi temi della vita quotidiana.

Gesù nel tempio di Gerusalemme insegnava, ed era qualificato come maestro. Da allora la catechesi diviene forma di iniziazione cristiana ed educazione alla Fede. Se in noi scatta la volontà di adesione alla Fede, questa stessa Fede deve poi essere imparata. La pratica religiosa e la professione di Fede devono quindi riflettersi nella nostra vita quotidiana.

La Fede per un cristiano non è un fatto privato. Essa implica una testimonianza ed un impegno pubblico. Fu Paolo VI a notare saggiamente che l'uomo moderno impara più dai testimoni che dai maestri. "Con il cuore ... si crede ... e con la bocca si fa la professione di Fede" (Rm 10,10). Nessuno deve diventare pigro nella Fede. Oggi il mondo ha particolarmente bisogno della testimonianza credibile di quanti, illuminati nella mente e nel cuore dalla Parola del Signore, aprano la mente e il cuore    degli altri al desiderio di Dio e della vita vera, quella che non ha fine. Questo viene chiaramente evidenziato nel giorno di Pentecoste dove la Chiesa manifesta la dimensione pubblica del credere e dell'annunciare senza timore.

La Fede è un dono che bisogna trasmettere a tutti.

venerdì 10 febbraio 2012

Riscoprire il cammino della fede.


Testimonianza di vita per riscoprire i contenuti della fede professata, celebrata, vissuta e pregata.

Il desiderio di iniziare questo percorso è scaturito dalla lettura della Lettera Apostolica Porta Fidei di Papa Benedetto XVI. Al primo paragrafo il Santo Padre scrive: “Attraversare quella porta comporta immettersi in un cammino che dura tutta la vita. Esso inizia con il Battesimo e si conclude con il passaggio attraverso la morte alla vita eterna, frutto della ressurrezione del Signore Gesù che, con il dono dello Spirito Santo, ha voluto coinvolgere nella sua stessa gloria quanti credono in Lui.”

Nel leggere e comprendere queste parole ho sentito il bisogno di riscoprire la mia fede. “Capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune” (PF 2).  Ma la fede non è ovvia, è viva, e ha bisogno di essere alimentata. La pratica religiosa, e la stessa professione di fede, non devono diventare un’abitudine priva di conseguenze sulla nostra vita quotidiana.

La crisi della fede che avviene nei nostri giorni tocca tutti. Dobbiamo scrollarci da questo torpore, aprire, spalancare gli occhi alla vita e varcare la porta. Dobbiamo ritrovare il gusto di nutrirci della Parola di Dio e del Pane della Vita ( cfr Gv 6,51).

In  questi post scriverò i miei pensieri, considerazioni e anche dubbi sulla fusione tra la mia Fede e la mia Vita. La gioia nel credere sta anche nell’entusiasmo del comunicare la fede. Essa infatti cresce quando è vissuta come esperienza di un amore ricevuto e quando viene comunicata come esperienza di grazia e gioia (PF 7).

Scrive Giovanni: Gli dissero allora: "Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?". Gesù rispose loro: "Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato".  (Gv 6,28-29). Solo credendo, quindi, la fede cresce e si rafforza. 

Come credenti possiamo confessare  la fede con convinzione, fiducia e speranza. Possiamo celebrare la fede nella liturgia, che nell’Eucaristia trova il suo apice. Possiamo testimoniare la fede facendola germogliare nelle vite di chi ci sta accanto.  Come credenti possiamo riscoprire i contenuti della fede professata, celebrata, vissuta e pregata.